Lord Byron riporta nell’Europa del diciannovesimo secolo il romanticismo della gioventù: con i suoi gesti, spesso teatrali e istrionici – uno tra tanti, l’accensione della pira su cui si trova il cadavere del suo amico poeta Shelley ‒, il Byron personaggio raggiunge una fama eccezionale, tanto quanto le qualità della sua poesia, che dopo Shakespeare è riuscita a donare una nuova voce al suo Paese, l’Inghilterra. Marcel Proust vive un’esistenza continuamente bersagliata da una malattia che lo renderà debole, rattrappito, incapace persino di sostenere il profumo di alcuni alberi di castagno dei marciapiedi di Parigi per abbandonarsi a dei terribili accessi di tosse; la sua opera più importante, Alla ricerca del tempo perduto, subisce continue rivisitazioni, viene distribuita tra tutti i suoi amici per farla arrivare ai posteri superando l’ostacolo di una morte imminente. Il grande vecchio della letteratura russa, Lev Tolstoj, per trovare un senso alle domande esistenziali che lo tormentano, abbandona i suoi amati romanzi per rifugiarsi nella saggistica di stampo religioso, creando intorno a sé un alone di santità che farà nasce gruppi di accoliti in tutto il suo paese; non coglierà mai la richiesta fatta da un altro grande del romanticismo russo, Turgenev, che prima di morire lo supplicherà di tornare al suo maggior talento, la letteratura…

Stefan Zweig rimane uno dei più grandi biografi del primo Novecento. Come la maggior parte degli uomini o delle donne che ha amato raccontare, la sua vicenda personale si intreccia con la storia, che in quegli anni trascinava la sua Austria verso il baratro del Terzo Reich. Insieme ad altri autori di lingua tedesca vide i suoi testi bruciati in roghi pubblici contro una fantomatica “controcultura”. La sua capacità di raccontare i personaggi del passato gli ha valso anche un esilio in America Latina che si è concluso in un suicidio “di coppia” con la seconda moglie, per, come scrisse nel biglietto trovato accanto ai corpi, allontanarsi definitivamente dalla lunga notte che stava attanagliando il mondo e raggiungere l’anelata alba. Il senso di impotenza di fronte alla brutalità umana ammanta la sua scrittura, che coglie perfettamente la drammaticità dei diversi personalità raccontate. Verlaine, Beatrice Cenci, Tolstoj, Nietzsche pur nelle loro specifiche singolarità, hanno in comune un destino che segna l’epoca in cui hanno vissuto, tanto da farli sopravvivere per secoli nella cultura mondiale. La loro straordinarietà non è legata solo alle loro opere, ma anche al segno che hanno lasciato con il loro passaggio: la tarda religiosità di Tolstoj ha dato vita ad un culto parallelo a quello russo ufficiale, l’esecuzione di Beatrice Cenci ha fino ad ora creato un mito intorno alla giovane donna romana, il terrore della morte di Proust che sceglie come arma l’osservazione della stessa per vincere la sua battaglia contro un nemico più forte di lui. Un plauso a Piano B edizioni che ha deciso di pubblicare questa raccolta di scritti, mai pubblicata in Italia.

Andrea Di Carlo

 

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