“Una guida per i perplessi” perduti nel Cosmo

Ectoplasmi insonni, stressati, che non percepiscono più se stessi. Smarriti come miserabile plancton nel Cosmo. Sfatti dalla solitudine, alienati dalla paranoia. E’ la condizione umana nel III Millennio, valori surrogati, l’illusione di esserci e contare con un volgare account e la realtà virale.

Canne sbattute dal vento umido, infido. Senza identità, memoria, radici. Abbiamo perduto ogni senso della mission da perseguire. Avvolti nel bozzolo malefico della medialità, non ci fanno pensare, riflettere, ci confondono, ci stordiscono con l’alibi di informarci, ci riempiono di menzogne.
Libero arbitrio formattato, autostima zero, ridotti a massa di aspiranti consumatori di rubbish. Viviamo in democrazie svuotate di senso, altroché uno vale uno. I politici si eleggono fra di loro, i popoli sono tenuti distanti. Così nasce il distacco che alimenta l’astensionismo. I partiti, nella migliore delle ipotesi sono ridotti a comitati d’affari, nelle peggiore, a lobby che perseguono interessi personali, quasi sempre sporchi: da qui le inchieste della Magistratura.

Tutto dunque è dissipato, relativizzato, ogni bellezza spenta, ogni ideologia disidratata, ogni estetica addomesticata. Viviamo dentro quella che Bertrand Russell definiva “un’ostinata disperazione”, forse perché, come diceva Ouspensky, “l’uomo non è un essere completo”.

Che fare, allora? “Una guida per perplessi”, di Ernst Friedrich Schumacher, Piano B Edizioni, Prato 2015, pp. 220, euro 15,00 (collana “La mala parte”, ottima traduzione di Antonio Tozzi) si propone come una sorta di ebdomadario cui attingere per non smarrirsi del tutto e provare a riprendere in mano le redini delle nostre vite insignificanti, schiacciati come siamo al muro del nichilismo più ispido.

Economista e filosofo tedesco, Schumacher (1911-1977), autore del best-seller ”Piccolo è bello” in cui contesta alla radice il pensiero economico dell’Occidente, teso alla rapina, lo sfruttamento, l’emarginazione di milioni di uomini, è considerato il “padre putativo del movimento per la decrescita”.

Considera questo “il libro più importante della mia vita”: il suo testamento spirituale. E riflette su tematiche che la crisi economica, politica e morale che attraversiamo da 7 anni e che ci ha impoveriti sotto ogni aspetto, ripropone con grande autorevolezza. Anche perché al pensiero politico-economico del filosofo – che teorizza il rispetto per l’uomo, spargendo relativismo sul dio-profitto – si sono alimentati in tanti in questi anni, uno su tutti: l’attuale premier britannico David Cameron, che lo cita di frequente nei suoi discorsi.

Il saggio è una sorta di road-map, un “dizionario” alla Voltaire, un appollaiarsi sulle spalle dei grandi per cercare di riordinare le idee nella babele semantica delle parole nude di senso che ci corrompe. Da Paracelso a Shakespeare, da Buddha a Plotino, da San Giovanni della Croce ai maestri tibetani, il tedesco ha frugato nella letteratura, la filosofia, le dottrine religiose, le scienze, le scuole di pensiero: in una parola, la sapienza universale, per enucleare tutto ciò che è riferito all’uomo, la sua coscienza, il tempo inesorabile, la libertà, la dignità, la felicità: il senso della vita che la giustifica ai nostri stessi occhi.

Frugate allora in libreria sotto montagne di libri inutili che leggiamo per farci del male, troverete questo – riedito dopo circa mezzo secolo, ma è attualissimo – che forse vi aiuterà se non a ritrovare voi stessi, almeno a instaurare “relazioni armoniose”.