La sforbiciata è un gesto atletico di particolare difficoltà. Richiede coordinazione, precisione, potenza e soprattutto tempismo. Basta un attimo per saltare a vuoto, un istante per mancare l’impatto col pallone e finire goffamente al suolo. La perfetta sforbiciata ha bisogno di un solo istante: quello in cui il piede impatta con il pallone e l’acrobazia del volo trova la sua piena dignità nella trasformazione in rete. Per la gloria del risultato non importa che sia lo scarpino o il parastinchi a impattare sulla sfera, basta che la palla superi la linea, perché, come diceva una sigla di qualche tempo fa, «tanto c’ha ragione chi fa gol».
Fabrizio Gabrielli ne ha confezionate trentuno di Sforbiciate tra il primo, il secondo e i tempi supplementari della sua raccolta pubblicata da Piano B edizioni, nella collana Disport, (cui si sommano un contributo di Davide Enia e quindici illustrazioni originali dell’artista argentino Maximiliano Chimuris).
Trentuno gesti tecnici che attraversano il tempo e lo spazio in ordine sparso su un campo da gioco su cui si muovono indifferentemente grandi eroi del pallone (George Best) e personaggi apparentemente distanti dal prato verde come Salvador Dalí e Django Reinhardt. Un campionato unico che abbraccia più epoche e tutti i continenti, in cui ogni singola storia merita una cronaca da finale di Coppa del mondo. Come la vicenda di Raoul Diagne, il primo giocatore di colore a indossare la maglia della nazionale francese negli anni ’30, o le maglie diverse dei fratelli Boateng, Kevin e Jerome, titolare nel Ghana il primo e terzino della Germania il secondo. C’è spazio per la rivalità delle tifoserie di Gerusalemme, in cui i sostenitori del Beitar, del Maccabi e dell’Hapoel si contendono dagli spalti molto più del risultato nella rivendicazione anche violenta dell’identità, e per i 350 gol del bomber sudanese Ali Gagarine, idolo di un giovanissimo Samuel Eto’o.
E poi c’è tanto Sud America, con un occhio sempre rivolto a Osvaldo Soriano e ai suoi memorabili racconti, in una costellazione di grandi storie di piccolo calcio, di campioni passati silenziosi per l’Europa ma capaci di incendiare stadi interi con le loro giocate, come il Maradona di San Salvador, Mágico González, o il colombiano superstizioso Freddy Rincón.
Brevi storie di calcio con cui Gabrielli celebra, nonostante uno stile a tratti un po’ ostico, i suoi eroi disperati, accarezzandoli con le parole, e rende omaggio a un calcio lontano e sconosciuto alla gran parte degli appassionati di pallone, ma non per questo meno degno di essere ricordato nelle sue piccole grandi storie.

Francesco Vannutelli

 

“Sforbiciate” di Fabrizio Gabrielli