Ozioso. Questa parola ricorre due volte, nel titolo di questo breve e piacevolissimo zibaldone di Jerome pubblicato dalla pratese Piano B: un ozio, però, inteso in senso latino. Non, quindi, il non fare assolutamente nulla: piuttosto, il rifiutarsi di fare ciò che dovremmo fare per poter stare un poco in silenzio a riflettere sul mondo. In tale disciplina Jerome è un maestro, e in questa breve raccolta ci offre un saggio a volte un po’ discontinuo (ma con alcune vette assolute) della sua arte: la riflessione sulle acque termali, o sulle abitudini nel vestirsi, riescono a farci sorridere di gusto ancora oggi.
E proprio questo è un primo tratto peculiare di Jerome: riuscire a non apparire quasi mai datato, nonostante parli dei vezzi di un mondo (l’Inghilterra del primo novecento) da noi lontano e poco conosciuto. Ma è il secondo tratto, a mio avviso, quello che rende i libri di Jerome così godibili e belli da leggersi, indipendentemente dall’argomento: ed è la sua capacità di mettersi non davanti a noi, ma di fianco a noi, consapevole dei nostri difetti e complice nei casini che combiniamo. E, commentando l’abito e l’aspetto dei passanti, rassicurarci; perché anche lui, come noi e come quelli che prendiamo in giro, è un uomo. E come uomo, non come scrittore, ci parla.

Marco Malvaldi

 

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