Lorenz: il padre dell’etologia e il declino dell’uomo

“Il declino dell’uomo” è un saggio molto istruttivo e scorrevole del premio Nobel Konrad Lorenz, uscito per la prima volta nel 1983 in lingua tedesca (Piano B Edizioni, 2017, 228 pagine, euro 16).

Il libro contiene molti aneddoti sulla vita animale presente e passata: ad esempio riporta i risultati di uno studio che ritiene molto probabile l’addomesticamento del famigerato orso delle caverne e racconta l’aneddoto relativo all’orango che si è infuriato più di un essere umano dopo che è stato fregato.

Tuttavia chi pensa che l’evoluzione sia solo un fenomeno accrescitivo si sbaglia: esiste l’evoluzione demolitrice, presente in molte specie animali addomesticate. Purtroppo l’attuale processo di domesticazione della specie umane potrebbe portare ad una forte “atrofizzazione delle qualità e delle capacità specificamente umane” ed “evoca lo spettro spaventoso della disumanità”. Pensiamo ad esempio a tutte le forme individuali e governative di egoismo economico, e alla quasi totale perdita del senso di comunità in moltissimi membri delle culture occidentali e non solo.

Quindi anche l’uomo, come ogni specie animale, deve adattarsi all’ambiente in cui vive, e ogni adattamento è principalmente un processo cognitivo. Infatti un organismo vivente utilizza le nuove informazioni ambientali utilizzando tre processi: “la forma intuitiva del movimento nello spazio e nel tempo”, “la percezione delle forme”, “il comportamento esplorativo” (curiosità).

Questi tre processi hanno permesso all’uomo di sviluppare il pensiero concettuale insieme al linguaggio, un fenomeno probabilmente avvenuto in modo parallelo. Il linguaggio verbale ha poi dato vita al processo infinito e molto rapido dell’evoluzione culturale e al forte legame sociale che si crea tra individuo e individuo (p. 52).

Un’idea può essere trasmessa dai genitori ai figli e può essere sempre migliorata di generazione in generazione. Il linguaggio è uno strumento culturale che utilizza dei suoni simbolici e può seguire regole simili o diverse, a seconda della somiglianza e della contaminazione tra le innumerevoli culture umane (per approfondire la questione potete leggere l’articolo Non dormire, ci sono i serpenti, di Daniel Everett, antropologo e missionario nella foresta amazzonica, citato nella nota finale H).

L’etologia è la scienza che studia il comportamento umano dal punto di vista biologico, in relazione a tutte le altre specie animali. E il suo punto di vista può essere applicato anche alla cultura. Infatti l’evoluzione della cultura è simile a quella di una specie vivente: “entrambi i sistemi sono delle imprese che mirano ad un accrescimento combinato progressivo di sapere e potere” (p. 54).

Sulla panoramica “delineata dalla teoria evoluzionistica della conoscenza… si fonda la speranza che sia possibile opporsi alla disumanizzazione progressiva” (p. 212). La teoria di Lorenz “ci costringe a non sopravvalutare l’uomo e la sua capacità conoscitiva, e soprattutto ci dimostra che l’insondabile non è necessariamente “soprannaturale”. Ma, insieme alla consapevolezza dei limiti della nostra conoscenza, essa ci dà fiducia nella realtà dell’immagine del mondo esterno riprodotta dalle nostre funzioni cognitive” (p. 215). Oggi tutti noi esistiamo perché i nostri progenitori hanno visto, hanno sentito e hanno ragionato molto bene. Ma oggi la pressione selettiva è scomparsa quasi del tutto. Per capire meglio bastano poche parole: tutti sono capaci di aprire un frigorifero.

Comunque la cosa più importante da ricordare al fine di promuovere la collaborazione tra gli esseri umani è questa: “I gruppi formati dalle culture umane si rapportano fra loro, da molti punti di vista, come specie animali diverse ma strettamente imparentate. Questa stretta parentela merita di essere sottolineata, perché in nessun caso conosciuto due culture umane si sono allontanate l’una dall’altra, nel loro sviluppo ecologico, tanto da poter convivere nel medesimo spazio vitale senza entrare in competizione l’una con l’altra , come possono fare invece due specie strettamente affini di anitra” (ad esempio il germano reale e il codone, pag. 55).

In ogni caso un ambiente sociale richiede un solo sistema di interpretazione e di applicazione delle leggi. Altrimenti la legge non sarebbe uguale per tutti. E quindi sorgerebbero molti problemi difficili da risolvere. Inoltre l’impulso alla competizione tra gli esseri umani è utile allo sviluppo economico, tecnologico e culturale, però se condotto in modo troppo estremo “può portare al suicidio collettivo dell’umanità” (una sola bomba H potrebbe uccidere venti milioni di persone).

Infine bisogna sottolineare l’egemonia estrema della cultura tecnocratica occidentale. Molti “programmi tecnico-economici sono fissati in modo miope e irresponsabile da individui che sono non soltanto del tutto sprovvisti di una coscienza ecologica ma anche del tutto ciechi di fronte ai valori della natura vivente” (p. 164).

 

Konrad Lorenz è stato il fondatore della scienza etologica, da lui definita come “ricerca comparata sul comportamento”. Nel 1973 vince il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia grazie alle sue ricerche sull’imprinting (un comportamento innato nei pulcini delle oche selvatiche). Si è occupato di zoologia e filosofia ed è stato un grande divulgatore. Tra i suoi libri più conosciuti segnalo “L’anello di Re Salomone” (1949), “L’aggressività”, “E l’uomo incontro il cane”, “L’altra faccia dello specchio”, “L’etologia” (1978).

Per approfondimenti video: www.youtube.com/watch?v=Dzzud2AEPac.

 

Nota A – Questa società non ci lascia il tempo per riflettere e “Quando sventolano le bandiere, il cervello va a finire nella tromba” (proverbio ucraino, i fatti recenti e passati confermano tutto). Per quanto riguarda la politica non è sempre vero che le persone votano solo per interesse: la gente “vota per la propria identità, per i propri valori, per la persona con cui si identifica. A volte può identificarsi con il proprio interesse, può succedere… ma tutti votano per la propria identità. E solo se identità e interesse coincidono, voteranno per il candidato che li rappresenta” (George Lakoff, Non pensare all’elefantewww.mangialibri.com/libri/non-pensare-allelefante, 2006).

Nota B – “La maggior parte degli uomini civili oggi vivono in città, o almeno svolgono in città il proprio lavoro. Nella loro vita quotidiana essi hanno a che fare e hanno imparato a trattare quasi esclusivamente con oggetti inanimati, e soprattutto fabbricati dall’uomo stesso. Essi hanno disimparato ad avere rapporti con altri esseri viventi. Perciò quando vengono a contatto con essi li trattano con miopia quasi incredibile, distruggendo le proprie fonti di vita” (p. 155). Inoltre “la nostra fuga esasperata da ogni forma di esperienza sgradevole incide negativamente sulla nostra capacità di sentire il piacere e la gioia”. Goethe ha scritto, “Settimana dura, festa gaia”. Quindi “è impossibile provare autentica gioia se si è cercato di evitare a ogni costo ogni sofferenza” (p. 177).

Nota C – Molti fisici continuano a sottovalutare l’enorme quantità di energia che si può ricavare dai raggi solari, dal movimento gravitazionale delle acque fluviali e marine, e dal campo elettromagnetico terrestre. Molti politici sottovalutano i costi energetici della produzione del cibo.

Nota D – Gli esseri umani di oggi hanno i cervelli più piccoli “di quelli degli uomini selvaggi da cui discendono. Si sono ristretti all’incirca del dieci per cento negli ultimi diecimila anni” (L’animale che è in noi, Charles Foster, Bompiani, 2017). Per fortuna esiste la selezione di gruppo e di solito gli esseri umani più intelligenti scelgono di fare figli con altri esseri umani intelligenti. Però le donne intelligenti tendono a fare meno figli rispetto alle donne meno intelligenti (almeno in Occidente), e la poligamia maschile sta passando di moda (anche al di fuori dell’Occidente). Di conseguenza è molto probabile una regressione cognitiva degli esseri umani che molto probabilmente verranno superati dalle abilità delle intelligenze artificiali anche nell’ambito della ricerca scientifica.

Nota E – Forse “Non essendo completamente pazzo… so che la giustizia è meno importante degli interessi e dei rapporti di forza, e che, se dal loro punto di vista i dannati della terra hanno ragione di assediare i nostri asili beati, noi, da parte nostra, abbiamo ragione di difenderli palmo a palmo. Ma penso che l’argomento: “Questa è casa mia, non casa tua” sia fondato, per così dire, su principi etologici (Konrad Lorenz… ), non su una buona giustizia globale” (Emmanuel Carrère, Propizio è avere ove recarsi, Adelphi, 2017, p. 334). Ma una buona giustizia globale non si può fondare su una cattiva giustizia locale, cioè il gestire molto male degli estranei con identità non verificabili o false, e senza una fissa dimora, che quindi risultano introvabili in caso di problemi con la giustizia.

Nota F – Purtroppo non tutti i problemi hanno una soluzione e “noi che lavoriamo nel campo delle scienze umane non risolviamo mai i problemi, ci limitiamo a occuparcene fino alla noia” (Gordon Allport, citato a p. 59 in Nati liquidi di Zygmunt Bauman e Thomas Leoncini, 2017). E dopotutto “l’egoismo non è cattivo… che l’altro soffra, bisogna apprenderlo: e pienamente non può mai essere appreso” (Friedrich Nietzsche, in Retrotopia, Zygmunt Bauman, Laterza, 2017, p. 61).

Nota G – Per quanto riguarda i figli dei cittadini stranieri nati in Italia, maggiorenni e non, potrebbe essere creata una cittadinanza italiana condizionata, valida fino a quando una persona risulterà incensurata. Ma se l’italiano figlio di stranieri commetterà un reato, e verrà condannato in primo grado di giudizio, il diritto alla cittadinanza italiana verrà revocato, fino alla sentenza definitiva.

Damiano Mazzotti

 

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