L’occidente per circa due secoli ha avuto due culture: quella tradizionale raccontata dai libri di testo, detta Cultura Alta, e quella creata appositamente per il mercato, detta Cultura di Massa, la quale non è tanto una vera e propria forma di cultura quanto una parodia della Cultura Alta. La Cultura di Massa, dinamica, rivoluzionaria e in grado di abbattere le vecchie barriere di classe, tradizione e gusto, mescola tutto, formando una cultura omogeneizzata che è la cifra della società americana attuale. In questo Novecento denso di cambiamenti però, una nuova forma di cultura sta facendo capolino, un ibrido che nasce dai rapporti contro natura fra Cultura Alta e Masscult. Questo ibrido, che chiameremo per comodità Midcult, tenta di diventare la Cultura Alta del nostro tempo, ma in realtà si tratta di una fattispecie anfibola che cerca di conquistare il pubblico presentandosi come una cultura d’elite che strizza l’occhio alle masse. La parola chiave per definire il Midcult è ambiguità, tant’è che all’occhio meno attento spesso sfugge questa terza categoria, perché spesso si tende a incanalare determinati prodotti nelle summenzionate categorie tradizionali. La verità è che, così facendo, non solo si commette un errore concettuale, ma si attenta anche all’integrità della Cultura Alta, abbassandone gli standard e rimpiazzandola con il Midcult, dando vita a una società in grado di contemplare solamente intrattenimento di massa e intrattenimento di massa spacciato per elitario…

Ripubblicato oggi a più di cinquant’anni dalla sua uscita, il testo di Dwight MacDonald dimostra tutta la sua attualità e quell’istinto vaticinatore che avrebbe previsto l’abbassamento del livello generale della cultura, non tanto in favore della cosiddetta cultura di massa (Masscult), quanto di una fattispecie ibrida nota come Midcult, un canone stilistico e concettuale che “non rinuncia a nulla” e che, pur avvalendosi degli strumenti della cultura di massa, “si dà un tono” annacquando e volgarizzando i canoni della cultura alta. Le riflessioni del poliedrico autore statunitense si confermano brillanti e tutt’altro che figlie del loro tempo, e con una punta di divertito snobismo mostra al lettore esempi di Midcult di ogni genere, da Il vecchio e il mare di Hemingway a La famiglia Antrobus di Thornton Wilder, passando per i pericoli della cooptazione delle avanguardie da parte di questa forma di cultura ibrida, che volgarizza il Bauhaus nel design di aspirapolvere e tostapane. MacDonald avverte sui pericoli del Midcult come nuova norma della cultura, una norma che disabitua alla complessità per favorire le medesime emozione che la complessità sa dare, seppur in forma edulcorata. Un saggio acuto, da tenere sulla scrivania per tracciare le coordinate della nostra spoglia contemporaneità.

 

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