Ogni volta che leggo un libro di Franchi mi sento migliore, perché mi sembra che ancora qualcosa di bello e di positivo sia realizzabile e che l’Italia, imbarbaritasi in questi lunghi anni, non abbia ancora fatto fuggire tutte le sue
intelligenze. Sì, una speranza esiste, un altro mondo è possibile – mi dico insieme all’Autore – se non sarà per me, sarà per i miei figli, che appartengono alle generazioni successive a quella di Franchi e magari un giorno vedranno in lui un geniale interprete dello spirito del tempo.

I libri di Franchi – come è noto – mi sorprendono sempre, mi spiazzano a volte e, per una che inizia a sentire il disincanto, non è poco.

Questo nuovo lavoro , “L’arte del piano B”, edito dalla Piano B, è un saggio brillante e atipico, che sembra un manuale di sopravvivenza, ma contiene in realtà analisi accurate e osservazioni profonde, non certo un insieme di buoni consigli soltanto.

Hiko Yoshitaka, “Invitation au réel”, 2011, cifratipo, olio su carta

È la risposta generazionale a una situazione, a un contesto sociale e politico che ha impedito la realizzazione di molti piani A e ha reso quindi necessaria l’idealzione del piano B, che a questo punto viene perfettamente nobilitato, spiegato, organizzato e dotato di un illustre antesignano: addirittura Noè.

Noè è stato un uomo del piano B: “la trovata dell’arca – quando nessuno pensava al diluvio – è qualcosa che si avvicina davvero molto a essere l’esempio perfetto”. (p.12)

Il piano B è uno stato mentale, è un’inversione di rotta, un cambiamento pensato, documentato, organizzato della propria insoddisfacente vita.

Niente d’improvvisato o casuale – sia chiaro – l’uomo del piano B è preciso, intelligente, attento e prende alla lettera la nota frase di Appio Claudio Cieco “Faber est suae quisquae fortunae”.

Il piano B nasce da una crisi, da un desiderio profondo di cambiamento e per attuarsi richiede professionalità e fantasia, richiede tempo, pazienza, segretezza.

Il libro vuol essere una guida al piano B in tutti i suoi aspetti e una teorizzazione dei motivi profondi, che animano un piano B. L’organizzazione dei capitoli è sistematica: i principi del piano B, le applicazioni, gli esempi, ma nel mezzo ci sono tre interludi e un epilogo che costituiscono delle vere chicche narrative: un dialogo col disfattista, il nemico del piano B; un dialogo tra Vecchio Maestro e Non Più Giovane Allievo per illustrare la lucidità, necessaria al piano, infine un iter onirico e l’epilogo con il sorprendente piano C, nuova risorsa in caso di stallo. Come a dire che è sempre possibile risorgere e togliersi dai guai, basta volerlo.

Con grande garbo e ironia, Franchi compie analisi sociale e antropologica della nostra realtà e ripropone alcuni suoi grandi leit-motivs che, per chi lo conosce e segue i suoi scritti, lo accompagnano da anni: il sostegno all’editoria media e piccola di qualità, la critica ai social network, veri perditempo, il richiamo all’essenzialità nei consumi, la passione per il calcio.

Disseminati sono i richiami alle sue vastissime letture, ascolti musicali, visioni cinematografiche, frutto di anni d’intenso impegno per lo studio e l’interiorizzazione.

Personalmente ho apprezzato molto tutta la prima parte, che è ricca di riflessioni su argomenti impegnativi senza risultare mai pesante, è un invito alla fantasia, alla speranza, al poter fare ed essere diversamente pur mantenendo alcuni punti fermi.

“… Ciò significa che bisogna comportarsi con onestà e con gentilezza, per quanto possibile, e improntare i propri Piano B a questa onestà e a questa gentilezza. Non bisogna mai esulare dal bene, per quanto possibile. Non bisogna mai smettere di sedare l’aggressività, la prepotenza, l’egoismo e la violenza che vivono dentro di noi: sedare, e trasformare. Trasformare in altro”. (p.45)

Fantastici e veri i capitoli dedicati alla cucina e ai gatti, maestri del piano B.
Infine c’è una parola antica, oggi negletta, che sento di dover sottolineare insieme a Gianfranco: onestà.

Mi è stata sempre insegnata dalla mia famiglia, ho cercato di trasmetterla ai miei figli, mi fa piacere ritrovarla ancora viva in un giovane scrittore.

“Senza onestà, e senza etica, non ha senso credere nel Piano B. Figuriamoci scriverlo. Il Piano B non è una scorciatoia per i furbi, o un mezzuccio per i tanti paraculi che coesistono con noi, in questo benedetto assurdo belpaese. Il Piano B è uno stato mentale: è una disposizione spirituale: è una visione del mondo. È il principio di un sacco di cose”. (p.145)

Marina Monego

 

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