Il piano B ovvero l’elogio della fuga dalla routine

Naturalmente un «piano B» ce l’abbiamo tutti in testa.

È la carta per cambiare la vita che un tempo ci piaceva e che adesso è diventata routine: famiglia, lavoro, successo, insuccesso, casa, ferie, bollette, telefono, appuntamenti, scrivania o altri recinti quotidiani. Un girone senza emozioni, ogni giorno già visto e vissuto, noioso come una sterminata pianura. Il piano B è quello che rompe l’ordinata geometria dei mattoncini Lego coi quali abbiamo edificato le nostre esistenze.

«È uno stato mentale» racconta lo scrittore Gianfranco Franchi. Non sempre soltanto nel pensiero. A volte ha il nome reale di un amico. Per esempio, Pablito: «Quello che stupiva sempre tutti quando raccontava che lui e sua moglie s’erano messi insieme ai tempi del liceo e da quel momento in avanti non c’era stata crisi capace di indebolirli…». E qualche riga dopo: «Escludevi che potesse succedere.

Avevi ragione. In effetti è insieme a lei, con il beneplacito della figlia e del cane che il tuo amico e storico collaboratore, Paolo detto Pablito, dovrebbe trovarsi in questo momento nella ridente località di Palaja, nel Norrbotten, in Svezia. (…) Se c’era una persona di cui ti fidavi ciecamente era proprio Pablito.

Ti sembrava che non potesse neanche farsi venire in mente un’alternativa esistenziale del genere. Stava bene così.

Bella casa, bella famiglia, bel lavoro.

Mancava nulla. Ti sembrava impossibile che da un giorno all’altro avrebbe avuto il fegato di cambiare vita in quel modo. Per un posto così improbabile, così nitidamente dimenticato da Dio».

Si chiama «L’arte del piano B» il «libro strategico» pubblicato dall’editore pratese Piano B (appunto) nella collana Zeitgeist e firmato dal trentenne scrittore romano Gianfranco Franchi, animatore del portale di comunicazione letteraria, artistica e scientifica Lankelot. Naturalmente il piano B più celebre e spettacolare, si spiega fin dalla copertina, è stato l’Arca di Noè, mentre l’animale avatar di chi medita la fuga è il gatto «che non passa un momento della sua giornata senza vagheggiare una strategia». Il libro, costruito come una specie di manuale, offre una serie di consigli su come riconoscere nel mondo dell’editoria o dello sport o della società in genere i possibili militanti di una partenza rapida o di un decollo, i cecchini che aspettano l’attimo per sparare l’ultimo metaforico salutoe sfilarsi da quella città, da quel lavoro, da quella parte del mondo in cui li abbiamo trovati e conosciuti.

Naturalmente c’è anche una generazione che si allena a sognare l’altra chance, è quella dei trentenni, non sempre per vocazione, spesso per necessità: «Se c’è una cosa che dobbiamo fare, come prima mancata classe dirigente del paese, è prendere atto che sta a noi avere fantasia, lo spirito e l’intelligenza per immaginare nuovi paradigmi politici, economici, esistenziali». E allora buon viaggio in questo libro che parla di come a tutte le età si possano sparigliare le carte, spiazzare tutti e salutare con la mano. Una via di mezzo fra un serioso manuale e un trattato di ragionata freddezza, ma ironico e piacevole. «Ti guardi attorno e una cosa che non vedi c’è, c’è sempre». Cioè un segreto, un affiliato al piano B.

Laura Montanari

 

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