Harpo non è un coniglio qualsiasi: dotato di favella, dal linguaggio forbito e le osservazioni argute – un vero “intellettuale lapino”, insomma – ha vissuto “al fianco dei più grandi uomini”: “Ho stretto la mano a Petrarca che già ero un giovinotto. […] ho ballato per notti intere in compagnia dell’Angiolieri e delle sue calorose amiche. Ho posato per Michelangelo e conosciuto Andy Warhol mentre firmava autografi seduto accanto a Truman Capote. Come se non bastasse, ho visto da vicino le bretelle di Umberto Eco”. Nonostante questi epici trascorsi, si ritrova oggi, incontinente e acciaccato, ad essere il pet dell’adolescente Arianna. Non che la cosa gli dispiaccia: alla sua veneranda età un po’ di coccole sono meglio di una diatriba di stampo fenomenologico. Ma è proprio per il giorno del suo compleanno che Harpo deve fronteggiare due amare sorprese: non solo come regalo, al posto dell’agognato sedano infiocchettato, si ritrova “un aggeggio simile a un’ostrica di plastica”, ovvero un mini-laptop per conigli, ma soprattutto scopre che la sua padroncina è sparita nel nulla. Nella stanzetta segni che fanno pensare a un rapimento. Eppure Harpo sembra tutto meno che spaesato. Per lui almeno un elemento è chiaro: in questa sparizione deve essere coinvolta, più o meno direttamente, quell’entità infernale che da tempo ha portato Arianna a riservargli minori attenzioni: Facebook, il social network che negli ultimi anni ha cambiato il senso di ogni cosa. “Il blu, il colore del cielo. Del mare. Dei sogni. Non più: al giorno d’oggi il colore blu è l’emblema di Facebook, la più grande e frequentata piattaforma sociale. E virtuale”. Harpo decide di far partire le ricerche di Arianna proprio da lì, e nello specifico dall’ultima pagina visitata, quella del gruppo “Ferragosto ‘98”. Per risolvere il mistero, Harpo si fa affiancare nelle indagini da un vecchio amico, nientepopodimeno che “il sociologo più famoso del mondo”, Zygmunt Bauman (reale pensatore polacco qui finito in virtù della sonorità canina del cognome). La coppia, affiatata quanto bisbetica, incontrerà diversi personaggi del gruppo, tutti più o meno strampalati e, tra un “interrogatorio” e un omicidio, troverà in Birmania la soluzione dell’enigma…
Si ride, in questa terza uscita della collana Zeitgest della Piano B. La fonte di ispirazione dell’umorismo di Martello sono (non è un mistero) i Fratelli Marx, cui l’autore ha dedicato la monografia Groucho e i suoi fratelli (Castelvecchi, 2010): da qui paradossi, gag, nonsense, parodie, camei improbabili e via dicendo. Abbastanza immediata anche l’associazione alla satira carrolliana e ai divertissement à la Benni. Ciò che ne risente, però, è la componente che sarebbe risultata più intrigante, quella analitica: in tal senso definire Harpo Coniglio e il mistero di Facebook un saggio è fuorviante. Peccato, anche perché l’argomento “Facebook” è una fonte inesauribile di riflessioni più o meno sociologicamente pertinenti. È vero che Martello non tralascia nemmeno una delle peculiarità del social network, ma preferisce dare priorità al piano narrativo a discapito di una disamina più approfondita. Ciò che ne risulta è una favola postmoderna, mai gratuitamente polemica, per lo più godibile ma appesantita da qualche passaggio auto-indulgente, opinabile. Compensano l’abilità prettamente scrittoria di Martello e diverse trovate felici. Luca Martello, nato a Sassari nel 1983, ha studiato Cinema al DAMS di Roma III. Redattore di Lankelot dal 2003, è responsabile del primo sito web italiano dedicato ai Fratelli Marx, Tutto Marx. Oltre al citato volume Castelvecchi ha pubblicato diversi racconti su Lankelot.

Mauro Maraschi

 

http://www.mangialibri.com/index.php?q=node/10100