Uno studente chiese al suo maestro: “Che cos’è il Tao?”, ed egli rispose: “La tua vita ordinaria, è il Tao”. “Come si fa a entrare in armonia con esso?”, continuò lo studente. “Se tenti di accordarti ad esso”, disse il maestro, “ti allontanerai da esso”. Quanta confusione, allora, nella mente dell’uomo che vuole giungere alla perfezione, alla realizzazione di sé. L’abnegazione, la disciplina e l’autodisciplina, la rigida osservanza della dottrina: cosa succede a quest’uomo, di fronte alla risposta del maestro? Un altro vecchio detto buddhista recita: “Per chi non sa nulla del buddhismo, le montagne sono montagne, le acque acque e gli alberi alberi. Quando egli ha letto le scritture e compreso un poco della dottrina, le montagne non sono montagne, le acque non sono acque, gli alberi non sono alberi. Ma quando egli è completamente illuminato, allora le montagne sono di nuovo montagne, le acque acque, gli alberi alberi”. Ma prima di una reazione armoniosa e intelligente da parte dei sentimenti, c’è il conflitto, spesso insormontabile, tra gli opposti che ci abitano, il dialogo impossibile tra le Verità Assolute che ci troviamo a difendere, l’ascolto negato il sentire trattenuto. Cosa succede, dunque, quando “smettiamo di resistere” ai sentimenti, smettiamo di forzare: quale inquietante saggezza emerge nelle “reazioni spontanee e naturali del nostro organismo al corso degli eventi”?
I paralleli, le corrispondenze tra religione cattolica e induismo, buddhismo e buddhismo zen sono cammini in cui la religione diviene il mezzo per un’esperienza interiore profonda, in cui è possibile entrare in ascolto di ciò che un essere umano è, nel momento presente. “Diventare ciò che si è”, aggiunge Mark Watts nell’introduzione del volume, “è direttiva impossibile e un fatto inevitabile”. Religioni occidentali, religioni orientali, filosofia logica e psicanalisi (con i loro preziosi contributi, nonostante i filosofi e gli psicanalisti!), trovano floridi punti di contatto per suggerire quello che il filosofo Raimon Panikkar avrebbe chiamato “dialogo dialogale” possibile verso la salvezza e la liberazione. L’antologia degli scritti di Alan Watts, inedita in Italia, raccoglie articoli americani della metà degli anni ‘50, periodo in cui Watts era direttore di “The Middle Way”, con qualche saggio breve risalente al periodo in cui Watts si trovava ancora in Inghilterra. Oltre i fraintendimenti, le corruzioni, le forzature che gli uomini hanno apportato nel tempo alle sacre scritture e gli antichi insegnamenti, tra le righe di Watts troviamo il luminoso invito a soffermarsi con occhi aperti sulla similitudine buddhista del dito che indica la luna: la confusione dell’uomo occidentale, del religioso avvinghiato alla dottrina (“(…) facile restare bloccati sulla zattera, sulla religione, sulla psicoterapia, sulla filosofia”), dell’individuo che si irrigidisce nella pratica dell’autodisciplina e dell’abnegazione si riflettono in quello sguardo al dito, anziché alla luna. Semplicità inquietante, la meraviglia “vertice” che appare agli occhi.
Luca Lampariello