Giacomo Leopardi
Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani
Il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pure troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani
-Marchese D’Azeglio
Il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani è uno degli scritti dimenticati di Leopardi, un saggio breve che il poeta compose a soli venticinque anni e che fu pubblicato solo sessant’anni dopo la sua morte, nel 1906. Il Discorso è un tagliente pamphlet sulla mentalità, il carattere e la moralità della società italiana di impressionante e terribile attualità. L’analisi leopardiana è spietatamente lucida, la prosa è incisiva, dura, persino crudele.
L’Italia – spiega il poeta – è una terra incapace di costruire una convivenza civile, una sana dialettica; un paese dominato dal cinismo, incapace di rispettare e di esser rispettato; un agglomerato di singoli individui ognuno sprofondato nel proprio orizzonte privato, particolare; un paese troppo smaliziato per provare un autentico amore per la patria, e dove l’opinione pubblica, la società civile, stenta a trovare la propria maturità, la propria autonomia.
Gli usi e i costumi in Italia si riducono generalmente a questo, che ciascuno segua l’uso e il costume proprio.