Marco Nicolini

Sono nato nella problematica Padova degli anni ’70, crescendo in un quartiere di periferia. Quindicenne, in barca con un ottimo equipaggio della Canottieri Padova, vinsi un campionato italiano giovanile su un kayak a quattro vogatori.
Mi ritrovai, sorprendentemente, a cominciare la boxe in una palestra affollatissima, nulla a che vedere con i locali deserti degli anni successivi. Purtroppo, non mi allenai mai con costanza e applicazione. Fu un lungo tira e molla, ma anche il principio di un grande amore.
Oltre al pugilato e la canoa, pratico con passione il windsurf, sport per il quale ho girato il mondo. Seguo il rugby con piglio da intenditore.
Ho combattuto pochi anni, sul ring, ma la mia passione per il pugilato è nata negli anni di Hagler e Tyson, quando io e mio padre saltavamo sul nostro divano per le immagini da Las Vegas e la cronaca, unica, di Rino Tommasi.
Scrivo di boxe perché ne vale la pena: il ring trattiene tra le corde le storie che la fantasia di un romanziere faticherebbe ad eguagliare.

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