È sempre rischioso attualizzare testi legati a una precisa temperie culturale, come furono quelli di Oscar Wilde. È vero però che il dandismo, ben più che solo un atteggiamento decadente, fu, come l’intera esistenza del grande autore inglese dimostrò, una visione della vita. Appare dunque più che utile offrire anche ai nostri tempi “La disciplina del dandy”, appena edito da Piano B edizioni di Prato, preziosa raccolta di brevi saggi, come quelli sul viaggio in America e sul socialismo, di un breve testo teatrale, di massime e aforismi, e con la Prefazione al Ritratto di Dorian Gray. In cui il geniale osservatore di costumi torna a sedurre anche la nostra sensibilità, a colpi di battute fulminanti e di considerazioni filosofiche e morali, con al centro il tema, ben noto, della bellezza e della identificazione di vita e arte. Per farci scoprire una sorta di manifesto di una poetica ancora attualissima: quella della vita come finzione. Che altro è infatti la virtualità digitale che oggi viviamo se non una moderna versione della vita come opera d’arte? In tempi di volgarità massificata, una rivalutazione, forse politicamente scorretta ma almeno elegantissima, di una vera estetica esistenziale. Da opporre, in mancanza di un’etica, al disastro dilagante, morale e non solo.

Maria Cristina Carratù

 

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